Vuoi un nome inglese per il tuo prodotto/servizio? Leggi prima questo!

Potrebbe sembrare una buona idea dare al tuo prodotto – o anche al tuo business – un nome inglese o uno slogan formato da parole inglesi. Forse all’interno del mercato nazionale assumerebbe un’immagine più esotica e darebbe un’impressione più incisiva a clienti di altri Paesi. Potrebbe essere un’idea brillante.

Ma riuscirai ad ottenere l’effetto desiderato?

Ci sono varie trappole da cui tenersi alla larga, per evitare una brutta (e dannosa) figuraccia per l’azienda e una macchia sul tuo curriculum. Per la tua idea, ti servirà un’esecuzione perfetta.

Ha senso?

Se la tua è una traduzione letterale di qualcosa che hai inventato tu in un’altra lingua, allora devi assicurarti che la traduzione abbia un senso compiuto. Il payoff “Come alive with Pepsi”, ad esempio, in cinese è diventato “Pepsi fa resuscitare i tuoi antenati”. Il risultato? Ilarità, confusione e una cattiva reputazione. Al posto di grandi vendite.

È corretto?

Le parole inglesi vanno molto di moda oggigiorno in italiano, ma nelle due lingue sono spesso usate diversamente. Chiama la tua agenzia di viaggi “Puglia in coach” e farai sogghignare il mercato inglese (che sceglierà qualcuno della concorrenza). Questo perché “in coach” non è un inglese corretto; si dice invece “by coach”.

Possiede le giuste connotazioni?

Quando fantasticavo sul nome da dare alla mia attività, una delle alternative considerate è stata “Resonant Translations”. L’idea era che le traduzioni avrebbero risuonato, o vibrato, nel cuore dei lettori. Ma dal momento che la parola italiana più vicina, “risonante” significa “rumoroso e rimbombante”, non era esattamente l’associazione che cercavo. Ecco perché quell’idea l’ho scartata.

Racchiude doppi sensi indesiderati?

Le lingue straniere possono essere veri campi minati; chiunque studia una lingua avrà fatto ridere uno straniero dicendo qualcosa che non si sospettava fosse buffa o spinta. Il prodotto di pulizia del Medio Oriente “Barf”, ad esempio, non si venderebbe bene nel Regno Unito, perché “barf” è parola colloquiale per “vomito”.

È chiaro come indirizzo web o logo?

Negli indirizzi web non ci sono spazi tra le parole – a meno che tu non inserisca trattini, pratica apertamente criticata però da molti esperti del web. Questo significa che le parole si leggono tutte insieme come se ce ne fosse una sola, il che dà adito a più di una interpretazione. Se chiamassi la tua agenzia Go Farther Tours, ad esempio, l’indirizzo web www.gofarthertours.com si potrebbe leggere come “go fart …” (“vai a scorreggiare …”) – decisamente poco invitante per gli ospiti stranieri.

Un problema simile si riscontra nei logo. Ad oggi, la pubblicazione turismo.it usa ancora l’icona Twitter “T.it”, che è praticamente identica a una colorita parola inglese per il petto femminile.

Consultati con un professionista

Per evitare di cadere in queste imbarazzanti trappole, rivolgiti a un traduttore professionale specializzato in marketing per una consulenza. Potrà consigliarti sulla scelta del nome inglese e offrirti varie alternative che ti aiutino a farti un’idea.

Così avrai la certezza di evitare quell’orrenda sensazione quando ci si accorge che qualcosa non funziona solo quando è troppo tardi.